Yoga

La mia lotta per non trasformarmi in mia madre

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Una volta ho letto un libro su madri e figlie. Interval incentrato sul mito di Demetra e Persefone sulla danza, il ciclo naturale delle figlie che partono e tornano, vanno by the use of e tornano a casa.

Ho adorato il libro. Allo stesso tempo, ho trovato difficile relazionarmi con la danza che hanno descritto. Sentivo che io e mia madre non avevamo fatto un ballo del genere. Se ci fosse uno schema nel modo in cui ci muoviamo nel mondo, sarebbe un semplice racconto su una marea che si sposta in una direzione e una giovane donna che si separa da se stessa per seguirla, parte del suo muoversi con l’oceano, il restava l’altra parte, seduta vuota sulla riva.

Questo mito non includerebbe un ritorno. Avrebbe parlato di quella donna, di quella figlia, che scivolava fuori da se stessa e poi declinava per trentacinque anni, spostandosi sempre verso l’esterno, tracciando linee nella sabbia mentre se ne andava.

Ho disegnato la mia prima linea quando avevo quattro anni. E la cosa più strana è che mia madre mi ha insegnato come farlo. È successo nella tromba delle scale della Marineview Preschool a Vancouver, British Columbia. I dettagli sono un patchwork nel mio cervello, una prima raccolta di immagini che si intrecciano per formare il mio primo ricordo. Mia madre ed io eravamo insieme appena oltre la soglia della scuola materna. C’interval una scala che saliva e un’altra che scendeva. Dovevamo prendere quest’ultimo.

Andiamo giù, sussurrò mia madre, allungandosi, suggerendomi di prenderle la mano, cosa che feci.

Usai l’altra mano, la mano destra, per afferrare la ringhiera accanto a me, e insieme scendemmo lentamente le scale, un gradino dopo l’altro.

Circa a metà strada ho sentito la voce di mia madre suggerire.

Salutami, disse dolcemente.

Mi fermai, alzai lo sguardo dai miei piedi e vidi che c’erano due donne in piedi in fondo alla scala, entrambe sorridenti. Ho guardato mia madre. Lei annuì e sorrise. Ho lasciato andare la ringhiera e ho offerto un cenno molto timido.

Una delle donne rispose al saluto prima di salire le scale per salutarci.

Salve, disse, mentre si accovacciava davanti a me. La sua voce interval cantilenante e gentile. Puzzava di Play-Doh mescolato con zucchero e spezie e tutto interval buono.

Come ti chiami? lei chiese.

Ho sentito la mano di mia madre muoversi. Lo appoggiò dolcemente sulla mia schiena.

Questa è Stefania, disse. È un po’ timida.

Ciao, Stephanie, ha detto la signora di fronte a me. Anch’io divento timido.

Alzai di nuovo lo sguardo su mia madre.

Ce l’abbiamo, Sheila.

Questa interval la voce dell’altra signora, quella che interval ancora in piedi in fondo alle scale.

È appena . . . disse mia madre. Lei . . .

L’abbiamo presa, fece eco la donna accovacciata davanti a me. L’abbiamo fatto mille volte.

In quel momento sentii un’ondata di preoccupazione attraversare mia madre. Ci sono rimasto dentro per un po’. Conoscevo questa sensazione. Ne sono stato confortato. La preoccupazione di mia madre interval un segno del suo amore. Interval il suo costante mormorio, il rumore bianco che correva in sottofondo, qualcosa con cui potevo addormentarmi tranquillamente. Ho allungato la mano, sperando di afferrarle di nuovo la mano, ma invece di prenderla, invece di galleggiare insieme in questa ondata di preoccupazione come facevamo normalmente, si è chinata, ha messo le mani su entrambi i lati del mio viso e mi ha dato un grande bacio sulla guancia.

Starai bene, sussurrò, non in tono di fiducia, ma piuttosto di persuasione speranzosa. Le sue parole erano ricoperte di preoccupazione. Quello che ha detto non corrispondeva a quello che sentivo, a quello che sapevo che stava provando. Interval la prima volta che ricordo di aver sentito mia madre muoversi in due direzioni contemporaneamente.

E poi l’ho guardata mentre si voltava, tornava su per le scale e usciva dalla porta. Rimasi sulle scale, a nuotare dentro la sua preoccupazione, che, in breve tempo, interval diventata la mia.

Poco prima che la porta si chiudesse dietro di lei, crollai sulle scale e cominciai a piangere. Le mie mani picchiarono sul battistrada di gomma in segno di protesta. Ho urlato. La donna che interval accovacciata davanti a me ora interval seduta accanto a me. Le sue braccia erano tese nel tentativo di confortarmi. Li schiaffeggiai con ferocia, mi asciugai goffamente la faccia, gli occhi, il naso, la bocca larga e lamentosa e continuai a urlare. Le mie mani si sono ricoperte di sporcizia e polvere mentre si muovevano avanti e indietro dalla mia faccia bagnata e mocciosa al pavimento. Ancora oggi odio avere i palmi delle mani sporchi.

Quando siamo tornati il ​​giorno dopo, indossavo quella che mia madre chiamava una faccia coraggiosa. Solo che non si sentiva coraggioso. È stato come prendere una goccia della mia essenza e farla scorrere dalla punta delle dita. Sembrava di muoversi in due direzioni numerous contemporaneamente.

Molte cose sono seguite da quei primi giorni di scuola materna. Nel corso del tempo e di un milione di lezioni non dette, ho imparato che sebbene mia madre provasse delle cose, molto raramente esprimeva quei sentimenti in parole. Invece, ha scelto l’azione; ha scelto di fare.

Il suo amore interval dimostrativo e fisico. L’hai sentito nel modo in cui ti ha abbracciato e ti ha messo a letto. L’hai assaggiato nei panini al cetriolo e nelle torte di compleanno. L’hai sentito nel bucato. Sapevi che ti amava semplicemente perché interval lì.

Ho molti ricordi di attaccamento fisico a mia madre. Le mie braccia avvolte intorno alla sua vita al mattino. La mia faccia premuta contro la vestaglia di velluto verde che indossava mentre riempiva le borse del pranzo che avremmo portato a scuola. Le sue dita si accarezzavano dolcemente tra i miei capelli bagnati d’property mentre mi sedevo rannicchiato accanto a lei sul molo.

Mia madre mi ha dato il suo corpo fisico, ma sembrava che il suo corpo emotivo fosse presente solo in parte. Mentre posso dirti come apparivano la gioia e la contentezza sul viso di mia madre, altre emozioni sembravano mancare, advert esempio il dolore e il dolore, così come il profondo dolore. Non posso dirti che aspetto avesse il dolore emotivo sul volto della donna che mi ha cresciuto.

Potevo sentire queste cose come una fugace corrente sotterranea, ma non riuscivo a vederle sulla superficie di lei. Anche le parole erano assenti. Non c’interval voce per la sua rabbia, nessuna espressione di rabbia. Mia madre mi ha dato molte cose, ma la conversazione sincera non interval una di queste. Ciò interval particolarmente vero quando erano coinvolte le emozioni.

Sono arrivato a capire che se mia madre provava qualcosa di scomodo, se ne allontanava semplicemente. Rotolò verso l’interno. Si diede da fare, il che fu facile. Dopotutto, c’è una lunga lista di cose da fare che arriva con una famiglia di sei persone.

Attraverso un’attenta osservazione, ho imparato che quasi ogni cosa sui sentimenti è ovvia. Queste erano le regole implicite per essere una ragazza grande. Questo è ciò che significava essere forti. Capisco ora che ci vuole un certo tipo di coraggio per sentire e poi dare voce al proprio disagio. Ma crescendo, mentre guardavo le persone a me più vicine, ho visto un diverso tipo di coraggio, il coraggio di trattenere le cose, di non nominare le cose o di non parlarne advert alta voce, di immagazzinarle da qualche parte dentro e muoversi in una direzione alternativa. Mia madre aveva questa forza in abbondanza. Così come, sembrava, il resto della mia famiglia. Un gruppo chiacchierone quando si trattava di aggiornarsi a vicenda sugli eventi letterali della giornata, ma un gruppo che usava autoironia, sarcasmo e arguzia, o semplicemente silenzio su cose tenere, cose come solitudine, tristezza, rabbia o disperazione .

Ho fatto del mio meglio per imitare questa forza d’animo familiare, ma l’ho trovato estenuante. Questo incessante percepire e non dire interval un compito gravoso per un bambino sensibile, uno che interval anche naturalmente loquace, ossessionato dalle parole, dai libri e dalle storie. Forse il mio amore per le parole è nato dalla disperazione, da un profondo desiderio di un linguaggio con cui esprimere una gamma più complessa di emozioni.

Una volta al mese circa, questo causava un’implosione. Nei giorni in cui mi sentivo sopraffatto dai sentimenti per i quali non avevo parole, tornavo a casa da scuola e mi dirigevo tranquillamente nella mia stanza, la stanza dove vivevano le coccinelle sul davanzale della finestra. Mi assicuravo che la porta fosse ben chiusa dietro di me, e da lì crollavo sul letto in un lungo lamento lamentoso. Piangevo per mia madre ancora e ancora una parte di me desiderava disperatamente che lei arrivasse di corsa con un cesto pieno di parole per calmarmi, per dirmi cosa stavo provando e come dare un senso a tutto ciò.

Ma c’interval un’altra parte di me, una parte più grande che si interval già spostata con le maree. Questa interval la parte che per settimane, mesi, anni aveva spazzato by the use of le goccioline della mia essenza. Lo so perché mentre urlavo per mia madre, mi coprivo anche la faccia con un cuscino.

In poche parole, non potevo farmi sentire. Da qualche parte dentro di me, sapevo che sarebbe stato più doloroso averla seduta accanto a me mentre gridavo per le parole, sentendo una parte del suo movimento verso di me mentre un’altra parte si precipitava by the use of velocemente. Per evitare tutto questo, sono stato io a muovermi, in un milione di direzioni numerous contemporaneamente, alla disperata ricerca di una riva su cui atterrare, di un’ancora e di una boa a cui aggrapparmi e tenermi.

Dopo le lacrime, cadevo in un sonno profondo, solo per essere svegliato per cena. Ciò è accaduto con regolarità dai cinque ai dieci anni. E una volta raggiunti i dieci, sono passato direttamente al pisolino. Non c’interval pianto, nessun soffocamento. Sto solo sonnecchiando. Solo il desiderio che la marea nera come l’inchiostro arrivi e mi porti by the use of temporaneamente.

Se vedi un bambino ogni giorno, è quasi impossibile notare che sta cambiando. Devi segnare la loro altezza sul muro ogni anno, o guardare le foto di ogni anno scolastico per convincerti che sono cresciuti, per affermare con chiarezza che si è verificato un cambiamento significativo.

È altrettanto difficile guardare l’oceano e notare il suo declino. Devi imparare a memoria i cicli della luna, o guardare attentamente la sabbia per essere certo di come stanno oscillando le maree e cosa stanno portando in mare mentre vanno.

Interval difficile capire il punto critico, sapere quando avevo gettato by the use of troppo di me stesso. In che giorno, mese o anno è successo? Quand’è che, ufficialmente, c’interval più della mia essenza fuori di me di quanta ne restasse viva dentro?

Non c’interval nulla con cui misurare il cambiamento. Non c’erano stipiti, carte lunari, linee reali nella sabbia. Interval tutto solo un mucchio di momenti, sfocati e raggruppati insieme. Interval dannatamente quasi impossibile per chiunque intorno a me sommare tutto, collegare tutti i punti. E senza vocabolario per questa fuoriuscita di sé, non c’interval alcuna possibilità per me di dargli voce, di dargli un nome.

Quando ero un adolescente questa pratica interval senza soluzione di continuità, il mio corpo emotivo si è spostato con l’oceano e il mio sé mentale è rimasto sulla riva. La facilità con cui mi sono staccato da me stesso è stata sbalorditiva. I miei sonnellini si trasformavano in lunghi sonni, a volte tredici o quattordici ore alla volta. Ho sviluppato un profondo sospetto di emozioni. Ho interrogato persone che ne hanno parlato. Ho giudicato le persone che le mostravano.

Perché non riescono a tenerlo insieme? Mi chiedevo nella mia testa, non rendendomi conto che ero io quello che si stava separando.

La mia famiglia e il resto delle persone intorno a me hanno lodato questa effectivity, anche se non è stata definita una effectivity in sé, ma piuttosto la mia personalità. Per la maggior parte, ero calmo e equilibrato. Ero una ragazza sensibile e sicura di sé. La mia vita non è stata dettata da un vortice di emozioni adolescenziali, in particolare quelle femminili.

Ero apprezzato per il mio coraggio, per avere il tipo di spirito materno che mia madre mi ha insegnato, e io stesso lo apprezzavo. Anche se a volte ribelle, per lo più venivo definita una brava ragazza. Questo è successo più e più volte finché non mi sono rassegnato a questa definizione collettiva. Questo è ciò che una brava ragazza interval performativa, senza nemmeno sapere che c’interval uno spettacolo in corso o un copione nelle mie mani, senza nemmeno vedere le tende mentre si aprivano e si chiudevano.

Come scrisse una volta Sue Monk Kidd, una volta che siamo catturati nello schema di creazione di noi stessi da modelli culturali, diventa un modo principale per ricevere convalida.

È stato così facile convincere le persone intorno a me che ero proprio lì di fronte a loro, quando in realtà la maggior parte di me interval da qualche parte nell’oceano, a calpestare l’acqua in un mare di onde agitate. E la persona che è stata più facile da convincere? Quello ingannato da tutto questo? Beh, certo, ero io.

Adattato da Tutto quello che resta da ricordare. Copyright2022 Di Steph Jagger. Estratto con il permesso di Flatiron Books, una divisione di Macmillan Publishers. Nessuna parte di questo estratto può essere riprodotta o ristampata senza il permesso scritto dell’editore.